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Edizioni Nuova Cultura

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Riflessioni del Terzo Dopoguerra

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La guerra fredda si concludeva nell’ultima decade dell’interminabile XX secolo con la prospettiva di una pace diversa da tutte le precedenti e in grado di dar vita ad un nuovo ordine internazionale, in cui i rapporti fra gli stati si sarebbero fondati sul rispetto del diritto e su un efficace sistema di sicurezza collettiva. Si trattava di un programma non nuovo perché già annunciato, sia pur senza pieno compimento, nel 1919 e nel 1945. La chance di successo in questa terza occasione procedeva però dal fatto che per la prima volta la parte “perdente” (l’URSS prima e poi la Russia) accettava spontaneamente di fare sacrifici sostanziali rispetto al proprio tradizionale interesse nazionale, considerandoli positivamente perché funzionali alla realizzazione del progetto di instaurazione del nuovo ordine, in cui i rapporti fra gli stati si sarebbero ispirati ai nuovi principi, cui essa stessa teneva.
In questo terzo dopoguerra la risoluzione 687 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del novembre 1990 e la successiva coralità della reazione della comunità internazionale all’aggressione irachena nei confronti del Kwait davano l’impressione che alla creazione del nuovo ordine internazionale si stesse offrendo concretamente una terza chance, dopo il fallimento di quella seconda chance magistralmente illustrata da Robert Divine nel suo studio dei tardi anni sessanta.
Gli ulteriori sviluppi dei rapporti internazionali hanno tuttavia deluso queste aspettative. Anzi, essi sono stati caratterizzati da una sollecita ripresa in Europa della prassi bellica, considerata impossibile anche in sedi di elaborazione politica di alto livello, solo fino a poche settimane prima che si producesse. Quella storia, che improvvidamente e semplicisticamente si era voluta considerare “finita”, si è invece ripresentata con il suo retaggio di rancori e di dottrine che hanno riesumato la guerra, ispirata dalla ragion di stato, quale abituale strumento di soluzione delle contro- versie, provocando così il declinare, ma, si vuole sperare, non il tramonto definitivo della “terza chance”.


AntonGiulio de’Robertis è professore ordinario di Storia dei Trattati e Politica Internazionale nell’Università di Bari e coordinatore dell’Osservatorio Balcanico Eusino Danubiano della stessa Università. È vicepresidente del Comitato Atlantico Italiano e dell’International Institute for Peace di Vienna. È stato segretario generale fondatore della Fondazione De Gasperi e membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto di Studi Giuridici Internazionali del CNR. Ha fatto parte della Commissione Fulbright per le relazioni culturali fra l’Italia e gli Stati Uniti. Ha tenuto e tiene lezioni e seminari presso La Sapienza Università di Roma, l’Università Cattolica e l’ISPI di Milano, presso la Georgetown University di Washington e presso le Università Statali di Mosca e di San Pietroburgo.

Pagamento sicuro garantito
Peso 0.511 kg
Dimensioni 24 × 17 × 24 cm
Riflessioni del Terzo Dopoguerra
31.00
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