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Edizioni Nuova Cultura

Natura, cultura e induzione nell’età delle scienze

€32.00

Il testo vuole testimoniare della piena partecipazione delle scienze sociali alla storia delle scienze, in un quadro di sviluppo che prevede la ricezione in Europa della riforma della filosofia naturale attuata da Francesco Bacone nel XVII secolo e recepita nel principio dell’induzione da Auguste Comte in Francia e da Herbert Spencer in Inghilterra. I temi della fondazione delle scienze sono quindi al centro dell’opera di ricostruzione di eventi cruciali. L’investigazione della natura e del mondo empirico da parte dell’uomo sociale si svolge attraverso i secoli nei modi prescritti dalla filosofia naturale, laddove la tradizione antica e medioevale lasciava irrisolti alcuni problemi di tipo finalistico e vitalistico. Nel Cinquecento e soprattutto nel Seicento assistiamo ad una certa ripresa di tematiche suscitate dall’atomismo e dal meccanicismo in concomitanza del declino della fisica aristotelica. Nel secolo di Cartesio, che rifiutava l’atomismo, la ricerca di una teoria della materia dominò la scena nonché quella del movimento rettilineo uniforme che determinava lo stato di quiete dei corpi, come si nota nei Principia philosophiae del 1644 (pubblicati in francese nel 1647). Il principio che la conoscenza derivasse soltanto dall’interpretazione e dal commento dei testi antichi, sotto una certa forma di principium potestatibus, fu gradualmente sostituito da una filosofia della storia del progresso incarnata nell’ambito della conoscenza scientifica dal metodo sperimentale. La Rivoluzione scientifica culminò con l’applicazione di questa metodologia nella filosofia naturale, nelle scienze della vita (biologia, anatomia, zoologia, botanica), nella medicina e nella chimica, nella fisica (ottica, magnetismo, termologia, elettricità) nonché nella scoperte di William Harvey sulla pressione del sangue, di Evangelista Torricelli sulla pressione dell’atmosfera, Francesco Redi sui corpi viventi e Isaac Newton sulla natura della luce. In particolare, Newton seppe sintetizzare la tradizione dell’empirismo inglese, che va da Ruggero Bacone e Guglielmo di Ockham a John Locke, suo contemporaneo.
Il contesto di sviluppo delle idee illuministiche e del positivismo in Francia segnò l’evolversi in Occidente della riflessione più matura sulle scienze e sulle scienze sociali nei vari contesti storico-concreti dove la filosofia naturale poté essere interpretata alla luce di nuove scoperte, le quali dovevano segnare, a loro volta, il momento incisivo di una azione progressiva dell’uomo condotta sulla natura stessa e, in modo  tale da fare risaltare, infine, il passaggio al mondo della cultura del progresso. Come è noto, l’idea del progresso sta alla base di tante teorizzazioni della società a partire dal XVIII secolo. Per questo, basterà anche ricordare ciò che Kant pensasse dell’ Illuminismo quando affermava: “L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Questa minorità è imputabile a se stesso, se la causa non dipende dalla mancanza di intelligenza ma da mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza. È questo il motto dell’illuminismo.” La stessa identificazione data da Auguste Comte nel suo Cours all’uso del termine ‘positivo’ cercava di spiegare come si potesse “considerare tutti i fenomeni come assoggettati a leggi naturali ed invariabili, la scoperta e la riduzione al minor numero possibile delle quali è il fine di tutti i nostri sforzi, considerando inoltre come assolutamente inaccessibile e vuota di senso la ricerca di quelle che si chiamano cause, sia cause prime che quelle finali” (Cours de philosophie positive, I). Al cospetto del nuovo modo di pensare e di operare i temi fondanti dell’intervento umano sulla natura circolavano in concomitanza della diffusione dei saperi scientifici, di quei saperi che si erano manifestati quindi in forma di pratiche illuministiche, cioè di un insieme di ragioni teoriche e pratiche poste in relazione tra loro a beneficio del mondo sociale circostante. Gradualmente anche il tema della rappresentazione dei fenomeni della vita si rapporta allo sviluppo della nuova filosofia naturale, tenendo conto del fatto che le scienze raggiungono uno stadio positivo nonché astratto e concreto (v. Herbert Spencer, The Classification of the Sciences). Ciò sarebbe sufficiente per spiegare il nesso esistente tra le scienze e i fenomeni vitali organici, cioè quel collegamento tra lo sviluppo filosofico e scientifico e il progresso dell’ambiente naturale e sociale.


Guglielmo Rinzivillo è ricercatore confermato e professore aggregato presso il Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche alla Sapienza, Università di Roma. Per le nostre edizioni ha pubblicato Una epistemologia senza storia (2014).

Anno: 2015
Pagine: 300
Formato: 17 x 24 cm
Peso Kg: 0.419
Colore: B/N
Copertina: Morbida
Legatura: Brossura
Lingua: Italiano
ISBN cartaceo: 9788868124977

Natura, cultura e induzione nell’età delle scienze
32.00
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