Let’s speak english? No for God’s sake
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Con garbata ironia, non avulsa da una lieve inclinazione al pessimismo, l’autore di questa breve monografia, nel tratteggiare, seppure fugacemente, la storia del linguaggio umano, si sofferma, con doverosa attesa, in particolare su quello inglese. L’esigenza di analizzare le brumose e non antiche origini dell’ormai celebre idioma anglosassone, che pur ha primeggiato nel campo delle idee politiche ed economiche, ma non in quello culturale, nasce dall’attuale suo rango di idioma più in auge nel mondo. Tra le varie tesi analizzate circa il destino di questa lingua, orientata ad imporsi ormai a livello universale, affiora nel testo la tesi che, nascondendosi talora nel dubbio, attribuisce tale primato alla sua idoneità a rappresentare soprattutto l’aspetto prevalente di una società caratterizzata da un debordante tecnicismo, sorretto da una diffusa incoltezza nella sua perdurante essenzialità. Un tremito mai sopito anima il testo da cui traspare l’avvertito presentimento che il concetto di lingua sia ormai inteso, o meglio frainteso, non come espressione essenziale delle molteplici creazioni dello spirito, ma come semplice atto di comunicazione. Analoga inquietudine scaturisce dal paventato pericolo di imporre una lingua universale, una sorta di esperanto, caratterizzata da un tecnicismo fine a sé stesso, privo del necessario pensiero e destinata, pertanto, a sterminare quelle nazionali, espressione genuina dell’identità di ogni popolo.
Già docente di diritto dell’Unione Europea, presso le Università di Urbino e Roma, “Tor Vergata”, edotto in Scienze Politiche e Filosofia, Giancarlo Pasquali ha al suo attivo numerose pubblicazioni e testi in queste materie, non privi di originalità e di un’ampia visione cosmopolita, affinata da frequentazioni di Centri culturali e istituzionali a livello internazionale. In questa breve monografia l’autore affronta il tema, peraltro scarsamente avvertito, relativo all’imperante dominio di un linguaggio caratterizzato da un debordante tecnicismo. Gran parte dell’umanità, avida di un’inarrestabile globalizzazione, ha ormai identificato la lingua inglese, come esclusivo rimedio per la comunicazione, indispensabile per una presunta e mutua comprensione a favore di tutti gli uomini dell’intero pianeta. L’autore denuncia la gravità di tale pericolo, mimetizzato da un cosmopolitismo di stampo prevalentemente digitale.
Anno: 2020
Pagine: 118
Formato: 14 x 20 cm
Peso Kg: 0.129
Colore: B/N
Copertina: Morbida
Legatura: Brossura
Lingua: Italiano
ISBN: 9788833653136
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